La tecnologia influenza le nostre vite e in futuro potremmo evolvere tratti psicofisici da essa veicolati.
Secondo una ricerca di Toll Free Forwarding tra mille anni l’essere umano sarà gobbo, avrà mani come artigli, un collo basso e spesso, tre palpebre per occhio e anche un cervello più piccolo. L’Homo sapiens andrà incontro a una vera e propria trasformazione, condizionata e veicolata dall’ uso della tecnologia nelle nostre vite.
Aldilà degli scenari apocalittici o fantascientifici prospettati dalla ricerca, la tecnologia è indubbiamente uno degli elementi più impattanti sulla nostra esistenza, perlomeno di quella delle popolazioni più ricche e industrializzate, avendo completamente stravolto non solo il modo di lavorare, ma anche quello di acquisire conoscenze e stringere relazioni con gli altri. Oggi in moltissimi casi tutto questo avviene attraverso lo schermo di un dispositivo elettronico, come un computer, uno smartphone o un tablet, la cui fruizione continua influenza anche la condizione psicofisica. Postura e gestualità ripetitive, ad esempio, sono soltanto due degli elementi condizionati dalla tecnologia che in un lontano futuro potrebbero rendere l’uomo diverso da come è oggi. Gli adattamenti vantaggiosi per la vita digitale che emergono casualmente, infatti, potrebbero “fissarsi” nelle popolazioni e dunque essere tramandati di generazione in generazione.
Diventa di fondamentale importanza, dunque, adottare comportamenti idonei nello svolgimento delle attività lavorative per prevenire l’insorgere di patologie.
Ne abbiamo parlato con il dottor Manuel Marco Mazzini di Milano Chiropratica.
Di cosa parliamo in questo articolo:
- La tecnologia ha effetti sulla postura e sulla salute dell’uomo: lavoro agile, smart working e video conferenze devono essere gestiti secondo linee guida specifiche.
- L’intervista al Dottor Manuel Marco Mazzini ed i suggerimenti “tecnologici” secondo AGMultivision
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La tecnologia ha effetti sulla postura e sulla salute dell’uomo: lavoro agile, smart working e video conferenze devono essere gestiti secondo linee guida specifiche.
L’uomo del futuro avrà un aspetto completamente diverso. È quanto emerge da una ricerca di Toll Free Forwarding secondo cui, tra mille anni l’essere umano sarà gobbo, avrà mani come artigli, un collo basso e spesso, tre palpebre per occhio e anche un cervello più piccolo. L’Homo sapiens andrà incontro a una vera e propria trasformazione, condizionata e veicolata dall’ uso della tecnologia nelle nostre vite.
In un articolo per Health Matters, il dottor K. Daniel Riew del New York-Presbyterian Orch Spine Hospital, ha spiegato esattamente perchè: “Quando lavori al computer o guardi il telefono dall’alto in basso, i muscoli della nuca devono contrarsi per tenere la testa alta. Più guardi in basso, più i muscoli devono lavorare per mantenere la testa alta. Questi muscoli possono diventare eccessivamente stanchi e doloranti guardando i nostri smartphone e tablet o trascorrendo la maggior parte della nostra giornata lavorativa al computer”.
Uno scenario apocalittico o fantascientifico? In realtà bastano alcuni accorgimenti per scongiurare la trasformazione del nostro fisico, così come lo conosciamo oggi.
Una buona prevenzione, basata sull’igiene posturale, è fondamentale per contrastare gli effetti negativi che le numerose ore passate quotidianamente davanti allo schermo da giovanissimi e adulti possono causare sulla colonna vertebrale. Se precocemente corretti, molti degli atteggiamenti posturali errati sono reversibili, mentre se non si corre ai ripari tempestivamente si rischia che la colonna vertebrale acquisisca in modo definitivo posizioni scorrette, molto più difficili da risolvere.
Lo ha dimostrato uno studio fatta dai ricercatori del Laboratorio di attività motoria adattata (LAMA) dell’Università di Pavia per studiare gli effetti del movimento di autocorrezione (applicato nel trattamento della scoliosi ad esempio), sull’allineamento della colonna vertebrale e sull’equilibrio dei ragazzi. I ricercatori hanno visto che effettivamente le curve scoliotiche si riducono durante l’esecuzione dell’autocorrezione, ma hanno riscontrato che l’equilibrio non migliora proporzionalmente. Anzi, nel 40% dei partecipanti alcuni parametri dell’equilibrio peggiorano. Grazie alla contemporanea acquisizione del rachide, i ricercatori hanno potuto dimostrare oggettivamente che questo peggioramento non influisce sulla correzione delle curve.
L’ergonomia (ovvero la scienza che studia l’interazione tra gli elementi di un sistema e lo scopo per cui questi sono progettati e utilizzati) ha fatto e sta facendo notevoli passi in avanti in questo particolare settore operativo. Anche l’Italia ha il suo pacchetto di norme e prescrizioni di legge per i lavoratori che “utilizzano un’attrezzatura munita di videoterminali”: nel 2000 il legislatore inizia a interessarsi della materia, approvando il Decreto Interministeriale (lavoro-sanità) del 2 ottobre 2000 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 244 del 18 ottobre 2000) riportante in allegato le “Linee Guida d’uso dei videoterminali”. Le prescrizioni contenute nel documento – tutt’oggi valide – sono pensate per prevenire l’insorgere di problemi di salute legati a una cattiva postura e all’utilizzo prolungato di computer e altri dispositivi tecnologici sul posto di lavoro.
I dati forniti dall’Inail, per esempio, riguardo a infortuni e malattie professionali dell’intero 2022 mostrano che continuano ad aumentare le denunce connesse alle patologie di origine professionale (+9,9 rispetto al 2021) e la parte più rilevante di queste patologie riguarda sempre il sistema osteo-muscolare, i disturbi muscoloscheletrici. Se pensiamo poi ai tanti cambiamenti organizzativi che il mondo del lavoro ha avuto in questi anni, accelerati dai problemi connessi alle emergenze pandemiche, di fronte a questi dati diventa importante proprio tornare a parlare dell’ergonomia delle postazioni di lavoro con riferimento alle attività in smart working o lavoro agile e alle attività in telelavoro.
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L’intervista al Dottor Manuel Marco Mazzini ed i suggerimenti “tecnologici” secondo AGMultivision
La postura è fondamentale: non è noi ciò che noi teniamo ma ciò che il cervello ci fa tenere.
Inizia così la nostra chiacchierata con il dott. Manuel Marco Mazzini di Milano Chiropratica con cui parliamo di postura, un argomento saltato alla ribalta a causa della #pandemia.
Quando si usano cellulare o tablet per lunghi periodi, è importante modificare regolarmente la postura flessa, abitualmente adottata, usando le braccia per alzare lo schermo fino a consentirci di mantenere allineate testa e colonna cervicale. Le stesse indicazioni valgono per il PC, ovviamente modificando correttamente la postazione di lavoro.
La postura è in realtà un riflesso neurologico: stiamo nella postura che il nostro cervello ci comanda e con la pandemia, dove abbiamo trascorso molte ore davanti al PC, le conseguenze sono diventate presto visibili.
“Sitting is the new smoking” – secondo un detto inglese, ci racconta il dott. Mazzini.
Questo significa che è pericoloso stare seduti a lungo quanto il fumare proprio perché è nocivo per la colonna vertebrale e per tutto l’organismo.
La postura è un aspetto importante nel lavoro. Tale concetto, nel mondo digital collaboration, si riferisce alle postazioni di lavoro singole – da casa o in azienda alla scrivania – ed implica che il singolo debba relazionarsi con qualcuno che non si trova fisicamente nello stesso luogo attraverso una telecamera.
È importante, quindi, ricreare la medesima situazione di quando incontro realmente qualcuno: le video call, spesso, ci portano ad essere “vicini” a video come non lo saremmo in un incontro dal vivo, se non per situazioni di conflitto o di dimostrazioni di affetto. Questo aspetto, molto sottovalutato, è invece fondamentale perché il nostro cervello, nella sua attività inconscia, presuppone che si stia sviluppando una “relazione”.
Preservare la postura, quindi, e adottare comportamenti corretti è utile per la nostra salute fisica ma anche per la salute mentale.
Quali sono i comportamenti “tecnologici” da adottare?
Utilizzare strumenti che consentano di tenere la distanza dallo schermo in grado di ricreare una situazione reale:
- posizione della sedia che consenta di assumere una corretta postura e che favorisca la possibilità di ricreare una situazione fluida durante un meeting;
- telecamera con ripresa grandangolare in grado di ricreare la distanza reale che dovrebbe esserci tra gli interlocutori. Il grande vantaggio è la possibilità di mostrare le espressioni non verbali che sostengono la comprensione del messaggio e degli atteggiamenti collaterali.
L’adozione di questi strumenti renderà il meeting più efficace e meno stressante per i partecipanti.
Diventa, dunque, fondamentale, parlare di ergonomia degli spazi delle sale riunioni perché è funzionale avere dispositivi che includano tutti i possibili interlocutori in modo naturale, evitando di ammassarsi dietro la webcam di un PC.
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Ecco un esempio, per una meeting room con una capienza per 10 partecipanti, di ciò che è necessario secondo AGMULTIVISION:
- Telecamera PTZ con autotracking;
- 2 Microfoni ambientali (da tavolo o da soffitto);
- Sistema per la condivisione dei contenuti in wireless dei dispositivi dei partecipanti;
- Display da 86 pollici touch screen che permetta l’interazione, la possibilità di fare annotazioni e condividerle con i partecipanti oppure videoproiettore con schermo di almeno 130 pollici con un monitor touch screen di almeno 55 pollici che consenta al relatore di navigare tra le applicazioni utili alla conduzione della riunione.
La postura è un aspetto importante nel lavoro, che emerge soprattutto in video conferenza.
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